Ribelle - Le Parole del Counseling
“Bisogna ribellarsi. Nel senso di tornare al bello delle cose.”
Alessandro Bergonzoni
Marta, si definisce una ribelle. Si è sempre ribellata a tutto: alla sua famiglia tradizionalista e un po’ bigotta, alla società, alle regole. A se stessa.
Alle soglie dei 50 anni, si rende conto che questa ribellione non l’ha portata da nessuna parte. Non è riuscita a costruire nulla di solido. Adesso, sente il bisogno di creare qualcosa per sé, ma non sa da cosa ripartire. Anche perché ha paura che, ancora una volta, il suo spirito ribelle prenda il sopravvento e travolga tutto. Che ancora una volta si ribelli, soprattutto a se stessa.
Decidiamo di iniziare il percorso di Counseling, proprio dalla parola Ribelle.
Invito Marta a fare una ricerca sull’etimologia della parola: ribelle deriva dal latino Re-bellum, rinnovare la guerra. Durante la ricerca del significato della parola, Marta rimane colpita dalla frase di Alessandro Bergonzoni, “Bisogna ribellarsi. Nel senso di tornare al bello delle cose.”
Anche a me piace molto questa interpretazione creativa della parola ribelle e proprio a questa definizione, e alla creatività, ci affidiamo per cambiare prospettiva sulla ribellione di Marta.
Ma andiamo per ordine…
Cos’è la ribellione? Cosa significa essere ribelle?
Tutti siamo stati ribelli, almeno una volta nella vita… anche i più quieti di noi. Da bambini, nella famosa fase del no, da adolescenti e, soprattutto tutte quelle volte in cui abbiamo sentito il bisogno di cambiare le cose che non vanno bene per noi.
La ribellione è utile e necessaria, direi fisiologica. Per passare ad una fase più evoluta della nostra vita abbiamo bisogno di compiere atti continui di ribellione.
Per questo motivo, essere ribelli non significa semplicemente andare contro: contro la società che non ci piace, contro quello che ci fa stare male, contro regole e situazioni che ci fanno sentire ingabbiati o limitati. Perché la ribellione, da sola non è sufficiente a cambiare le cose. È uno strumento provvisorio. Occorre fare un passo in più perché possa essere efficace.
Affinché la ribellione sia significativa e capace di promuovere il cambiamento deve avere un progetto. Deve essere orientata ad un atteggiamento costruttivo e creativo, deve portare al raggiungimento di un obiettivo: mandare un messaggio, provocare un risveglio e, come dicevamo, promuovere un cambiamento.
Senza un progetto, si disperdono energie preziose. C’è il rischio di non portare alcun concreto cambiamento nella propria vita. E di rimanere bloccati, come il caso di Marta.
Inoltre, quando la ribellione è continua o senza una motivazione reale può creare conflitti e tensioni nelle relazioni e si corre il rischio di non essere presi sul serio dagli altri, con la conseguenza di sentirsi frustrati o isolati.
Attraverso il percorso di Counseling...
… Marta ha trasformato la sua ribellione, da distruttiva a costruttiva, fino a farla diventare una risorsa.
A fine percorso, la forza del suo essere ribelle, le ha portato a:
Definire i suoi NO: liberare i suoi bisogni e creare un sano confine con gli altri;
Riformulare la narrazione di sé: trasformare le parole “gabbia” in parole “possibilità”;
Contattare la bellezza che è dentro se stessa: riconoscere e far emergere il talento innato che possiede e impegnarsi per creare un progetto professionale che ne rispecchi la sua autenticità.
La ribellione come risorsa, in due passi:
Ribellarsi è il primo passo per aprire un varco, quel varco che ci permette di togliere dalla nostra vita tutte quelle cose che intralciano il nostro cammino verso la ricerca e la consapevolezza del bello che c’è in noi.
Il secondo passo, è quello di attingere a questa nostra bellezza per costruire qualcosa per cui valga la pena starci dentro, così come siamo, senza sentire il bisogno di rinnovare la guerra.
Photo by Marina Piano on Unsplash
Lascia un commento